Luglio 2003 - Divenire donna


Quanto pubblichiamo è un estratto dello scritto molto corposo e circostanziato pervenuto da Simona. Ci parla di emarginazione come forma di controllo, anche del desiderio.

Una sessualità di rottura comporta necessariamente una contestazione al potere fallocratico. Nell'ambito del corpo sociale la libido è tenuta ad essere maschia, appunto fallocratica: la coppia femminile/passivo, maschile/attivo resta un punto di riferimento reso obbligatorio dal potere per territorializzare e controllare le intensità di desiderio.

Le omosessualità, ad esempio, nel campo sociale hanno spesso il carattere di sette, di movimenti con i loro cerimoniali ma tendono ad essere legate a valori e ai sistemi d'interazione della sessualità dominante. Quando le omosessualità si pongono in posizione più avanguardista, contestando il potere eterosessuale sul suo proprio terreno, è sempre il potere fallocratico che viene contestato, un ordine costituito, da cui il desiderio cerca di divincolarsi, tentando vie di fuga.

Per comprendere un omosessuale spesso si dice che è "un po' come una donna", e molti omosessuali accettano questo gioco, ma è un processo di normalizzazione, accettarlo è piegarsi a un processo di codificazione che impone di rientrare nei ruoli precostituiti.

Divenire donna è un'altra cosa. Ogni organizzazione "dissidente" della libido deve dunque essere legata a un divenire corpo femminile, come una linea di fuga dalla socialità repressiva. L'opposizione uomo/donna serve a fondare l'ordine sociale, prima delle opposizioni di classe, di casta, ecc. Viceversa, tutto quel che infrange le norme, tutto ciò che rompe con l'ordine costituito, ha qualcosa a che fare con l'omosessualità e con un divenire animale, un divenire donna, ecc.

La dipendenza dell'omosessualità nei confronti della normalità eterosessuale si manifesta con una politica del segreto, una certa clandestinità. In alcuni casi come negli ambienti "rispettabili", ad esempio tra uomini d'affari, o di lettere, o di spettacolo, anche con un sentimento di vergogna. L'omosessualità oggi è sicuramente più manifesta. Film, giornali, libri parlano continuamente di omosessualità, codificata, normalizzata. A mio avviso si è passati dall'uso che se ne è fatto dell'omosessualità come moda, come trasgressione, ad una terribile accettazione.

Ricordo, al liceo, quando una mia insegnante di latino e greco dovette introdurci la personalità della poetessa Saffo. Fece un preambolo enorme, tentava di parlarci di omosessualità senza mai pronunciarne il termine. Sembrava volerci proteggere dal fatto che ci saremmo imbattuti in magnifiche poesie d'amore rivolte ad una donna, ma scritte da una donna. Ma proteggerci da cosa? Erano forse le sue stesse inibizioni a prevaricarci, in quel senso ne potevamo sapere più di lei di omosessualità. E le cose si complicano maggiormente quando tocchiamo condizioni e vissuti che vanno anche oltre l'omosessualità. E' il caso dei trans-gender. Il trans-gender è un uomo che diventa donna, in alcuni casi anche completamente, operandosi, che predilige i rapporti sessuali con donne. La domanda che ci si pone più facilmente è perché diventare donna se si vuole stare con una donna. E' semplice è una persona nata con sesso maschile, che per sua natura si sente donna e lo diventa, ma che ama le donne. Conosco un trans-gender, conosco il suo vissuto la sua sofferenza , la sua difficoltà. Una delle cose che mi ha colpito di più dei suoi racconti è l'emarginazione che ha subito da gruppi di omosessuali donne. Cacciato, escluso perché non rientrava nella categoria di lesbica. E' incredibile! Emarginazione nell'emarginazione. Il potere della repressione.

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